“La cosa più importante nelle fotografie di architettura non è l’aspetto dello spazio con la gente, ma l’aspetto della gente negli spazi.”
Questo concetto di Bruno Taut è stato da me reinterpretato in una ricerca di architetture che mettano in risalto non l’aspetto delle facciate con balconi, ma l’aspetto dei balconi sulle facciate.
Caldaie e condizionatori invadono la scena. Sembrano ricorrersi da un piano all’altro lungo la verticale dell’edificio. C’è tuttavia un terzo elemento che si affaccia dal balcone sullo scenario urbano: l’armadietto di Leroy Merlin. Lo si può apprezzare visto di profilo o frontalmente ad esibire una plastica fiera e leggera.
Tale oggetto ha catturato la mia attenzione nella misura in cui si accompagna alla possibilità di riabitare lo spazio. Quello che non entra dentro casa lo si può mettere fuori, nell’armadietto di Leroy Merlin. Seguendo una legge non proporzionale. Sembra che l’armadietto di Leroy Merlin abbia una capacità contenitiva superiore all’evidenza. Un po’ come la borsa di Mary Poppins.
Mi sono avventurata in un esercizio della fantasia che assegna un nuovo uso a tale oggetto, quello di moltiplicare il suo spazio contenitivo. Realizzando così una riparazione, una correzione della capacità abitativa insufficiente.
Una trasformazione trascendente che si accompagna alla fiducia di poter contenere le cose in eccesso in quell’armadietto, senza necessità di aggiungere metri quadrati o metri cubi al costruito. Con la conseguenza di immaginare un cambio radicale all’interno dell’abitazione, senza interventi strutturali, solo con la presenza dell’armadietto di Leroy Merlin: l’ingrediente per rendere abitabile qualsiasi spazio all’interno di una casa.
Tutto sommato una scelta intelligente per il livello della promessa assegnata all’oggetto. Un’interpretazione che giustificherebbe il popolamento di armadietti di Leroy Merlin.
Io sono quella che dalla strada osserva in alto i balconi.
All’inizio tutti si somigliano più o meno. Lo sguardo si concentra sino al punto in cui lo spazio tutto intorno diviene molto più vicino. Sino a distinguere chi abita la casa meglio di un altro e riconoscere chi ha deciso di dotarsi o meno di un armadietto di Leroy Merlin.
Più di una finestra, di una porta, l’armadietto è evocativo di chi abita l’appartamento. Come tutto il mobilio, anche lui è estensione di noi stessi, una manifestazione del nostro carattere, nella misura in cui si accompagna alla nostra capacità di adattare e rendere vivibile uno spazio.
L’armadietto di Leroy Merlin è un simulacro di quartiere che conduce in quell’ ambito ibrido tra interno ed esterno. Riducendo le distanze tra chi è fuori e chi abita l’appartamento. Rendendo concreto il concetto di privacy.
Le persone si osservano con discrezione da un balcone all’altro e si riconoscono in quel particolare orario del giorno alle prese con l’attività quotidiana come da abitudine o da calendario, in una sequenza universale dove il tempo viene scandito dalla necessità di mettere ordine alla propria vite e primariamente alla propria casa.
Io sono quella che dalla strada osserva in alto i balconi e aspetta di conoscere cosa ci sia dentro quell’armadietto di Leroy Merlin.
I nostri occhi si ritirano come uno zoom da quel deposito di quotidianità esposta in pubblico che è l’armadietto di Leroy Merlin e poi si allargano a panoramica sulla città che ospita quei balconcini, al loro volta occhi sul nostro passaggio quotidiano sotto di loro.
E in questa urbana reciprocità di sguardi, nel tempo di un occhiolino avviene il ribaltamento di prospettiva: com’è osservare dal balconcino? E com’è osservare balconi privati da altrettanti balconi, stavolta pubblici? I “balconi pubblici” di una città non sono forse le sue terrazze? E Roma non ne ha di straordinarie da offrirne?
Se questa è l’idea, ecco la proposta: una passeggiata di un paio d’ore per vederne quattro tra le più suggestive al tramonto, specialmente d’estate.
Itinerario
- Come arrivare: Metro A – Fermata Flaminio
- Cosa vedere: obelisco, chiese gemelle, salita al Pincio
- Terrazza del Pincio: vista ampia su tutta la piazza e i tetti di Roma
Cammina lungo Viale Gabriele D’Annunzio (Villa Borghese) per 10 minuti.
- Scendi da Villa Borghese verso Piazza Venezia
- Entra nel Campidoglio (progetto di Michelangelo)
- Ammira la vista sui Fori Imperiali
Scendi verso il Teatro di Marcello, poi cammina per 15 minuti.
- Salita tranquilla, poco affollata
- Giardino silenzioso, alberi d’arancio
- Vista romantica sul Tevere e su San Pietro al tramonto
Extra: a pochi passi puoi sbirciare dal Buco della Serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta (vedrai il Cupolone in asse perfetto).
- (Facoltativo) Terrazza del Gianicolo / Fontanone
- Se hai ancora tempo ed energia, sali sul Gianicolo (20–25 min a piedi)
- Oppure prendi un bus/tram da Trastevere.
- Il Fontanone dell’Acqua Paola al tramonto è pura poesia.