Con la certezza di essere finita in un cliché, mi lascio ipnotizzare dalla frequenza monotonale di radio Samarcanda, affidata ad una voce metallica femminile che legge parole isolate e prive di senso: una centrale radio smista le chiamate di persone che hanno bisogno di essere trasportate ai singoli tassisti.
Mi viene in mente radio Buzzer, un’emittente fantasma russa che trasmette lo stesso inquietante suono da 35 anni. Un suono monotono, ininterrotto, piuttosto fastidioso, una sorta di nautofono metallico. Questa misteriosa stazione radio, le cui frequenze non sono mai state rivendicate, solletica tutt’oggi gli appassionati delle teorie del complotto o dei misteri del ‘900.
All’interno del taxi è un po’ come essere sintonizzati su radio Buzzer.
Dopo un’iniziale diffidenza, trovo rassicurazioni nelle curve generose del guidatore. Il volante, afferrato dalla sua mano tornita, cattura la mia attenzione: un coprivolante di gomma avvolge l’intera circonferenza come una ciambella. Questo accessorio posticcio è utilizzato per proteggere dal sole e dall’usura il volante sottostante e favorire una più comoda presa.
Anche l’odore dell’abitacolo ha un effetto avvolgente: quell’odore arbre magique che si diffonde dall’alberello di carta profumata affisso allo specchietto retrovisore e dal cui colore leggermente sbiadito fatico a leggere il nome della fragranza. A naso sembrerebbe un profumo di vaniglia che ha voluto occultare gli odori del tempo.
L’impressione di essere finita in un taxi accessoriato è corroborata dalla presenza di un rivestimento sulla poltrona del guidatore, una sorta di pallottoliere: palle di noce sono legate insieme a coprire interamente lo schienale ed il sedile con il senso di stimolare la circolazione pigra durante le ore di guida. Più che un accessorio per favorire la microcircolazione mi fa pensare ad un sistema di tortura. Non posso dire lo stesso dei sedili posteriori su cui sono seduta, piuttosto molleggianti.
Dalla mia esperienza sui taxi di tutto il mondo posso certamente affermare che un tassista romano si distingua da un tassista qualunque per la qualità degli accessori che ha nel suo abitacolo. Il che lo avvicina ad uno showroom ambulante dell’accessorio. Questi sono visibili per contrasto con le parti fisse interne.
Sembra di essere nella fabbrica dell’accessorio: mi trattengo dal toccare i singoli pezzi per testarne la consistenza. Mi piace immaginarli mangerecci come nella fabbrica di cioccolato dove tutto è commestibile. Un Taxi farcito alla liquirizia su sedili gommosi. Pizzi e meringhe su poggia testa anteriori. Percorrere la città in taxi mi dà la sensazione simile a quella di indossare un braccialetto di caramelle.
L’enfasi sull’accessorio dimostra il carattere affettivo del tassista nei confronti della propria macchina. Un animo espansivo, accogliente si cela dietro la scelta delle “buone cose di pessimo gusto”.